La pandemia da Coronavirus ha determinato una grande attenzione sulle procedure di pulizia e disinfezione. Dai viaggi aerei ai ristoranti alle scuole, le aziende e le organizzazioni hanno compreso l’importanza di mantenere gli spazi puliti per garantire la sicurezza delle persone. Per molti, ciò significa incrementare le procedure di pulizia tradizionali e avviare attività di disinfezione, prima ritenute non necessarie.
Abbiamo già parlato molte volte della differenza tra pulizia e sanificazione, oggi vogliamo concentrarci sui termini legati al mondo della disinfezione.
Molto spesso infatti si utilizzano impropriamente termini come atomizzatore, nebulizzatore, sprayer, ma si tratta di strumenti progettati per scopi diversi e che pertanto forniscono risultati diversi.
Atomizzatori e nebulizzatori non sono sinonimi
Tra atomizzatori e nebulizzatori la differenza la fa la dimensione delle particelle erogate. Uno sprayer non elettrostatico che eroga particelle tra 15 e 60 micron è considerato un nebulizzatore. La maggior parte dei nebulizzatori produce particelle tra i 15 e i 30 micron.
Gli atomizzatori elettrostatici solitamente producono particelle tra 65 e 85 micron. Il caso di Victory è leggermente diverso perché grazie ai diversi ugelli può produrre particelle più piccole (40 micron) fino a grandi (110 micron).
Perché le dimensioni delle particelle sono importanti?
Perché influenzano il tempo di permanenza della soluzione disinfettante sulle superfici. Una particella molto piccola evapora più velocemente di una grande, e questo è determinante dal momento che solitamente i disinfettanti richiedono un tempo di contatto per espletare la loro funzione.
La dimensione delle particelle inoltre influisce anche sulle procedure di sicurezza legate alla disinfezione. Le particelle più piccole (sotto i 15 micron) se inalate possono arrivare ai polmoni. Per questo motivo, si richiede di effettuare procedure di disinfezione a locali evacuati e di lasciare i locali vuoti per un periodo di tempo più o meno lungo, oltre ovviamente ad arearli.
Anche la copertura è differente
I nebulizzatori sono stati sviluppati originariamente per applicazioni di controllo dei parassiti, per questo sono ideali per penetrare in aree piccole e difficili da raggiungere. Quando invece si tratta di disinfezione delle superfici, particelle troppo piccole possono non garantire una copertura completa e uniforme. Le particelle infatti tendono a raggrupparsi o a rimanere sospese nell’aria.
Con un atomizzatore elettrostatico, invece, le particelle caricate positivamente, si respingono a vicenda e vengono attratte dalle superfici dure e non porose. Per questo motivo la copertura risulta uniforme e duratura, rendendo la procedura di disinfezione più efficace.
In cosa sono simili…
Entrambi gli strumenti sono indicati per l’erogazione del perossido di idrogeno sostanza approvata in tutto il mondo per l’eliminazione del Coronavirus dalle superfici. Noi abbiamo scelto di utilizzare Perox di Ecosì (in vendita sul nostro eshop) perché ha azione battericida, micobattericida, fungicida e virucida validata secondo la norma UNI EN 14476 e non richiede risciacquo.
Nelle procedure di sanificazione, atomizzatori e nebulizzatori devono essere utilizzati solo dopo la pulizia delle superfici da trattare. Sono entrambi utili nelle operazioni di disinfezione, ma garantiscono una diversa efficacia.