Che siano monouso o rigenerabili, la scelta dei panni per la pulizia di pavimenti e superfici è un passaggio essenziale per garantire il risultato della sanificazione.
Per ottenere un ambiente pulito e sano, sappiamo che le attività da svolgere sono tre. Nell’ordine:
1. La rimozione della polvere (scopatura).
2. Il lavaggio con acqua e detergenti.
3. La disinfezione, quando necessaria.
Troppo spesso però ci si concentra sulla tipologia di prodotto detergente o disinfettante, dimenticando l’importanza delle attrezzature che, correttamente combinate con il prodotto chimico, possono portare enormi vantaggi nella gestione dell’intervento di pulizia in termini di efficacia, tempo dedicato, sicurezza per l’operatore.
È il caso dei panni che sono necessari in tutte le fasi della sanificazione delle superfici verticali e orizzontali, ma che spesso vengono scelti con molta meno attenzione di quanto si meritano. [dt_before_after image_1=”83003609310″ image_2=”83003609311″]
Monouso o rigenerabili?
La prima decisione importante da prendere è se utilizzare panni monouso o panni rigenerabili. La scelta deve essere orientata dalla tipologia di intervento da effettuare e in funzione dell’ambiente in cui si opera (tipo di superfici, destinazione e frequenza d’uso, ecc.).
Partiamo dal presupposto che i panni monouso sono i più “igienici” in assoluto, dal momento che sono nuovi e che vengono gettati dopo l’utilizzo. Questo li rende migliori sicuramente in caso di procedure di disinfezione, o quando non si hanno a disposizione lavatrici professionali per un adeguato lavaggio dei panni in microfibra. Il neo dei panni monouso sta nella loro essenza: il monouso genera rifiuti.
I panni rigenerabili o lavabili sono invece riutilizzabili e pertanto più ecofriendly, ma il lavaggio deve garantire non soltanto la completa pulizia, ma anche il mantenimento delle caratteristiche del panno. Solitamente un lavaggio lana a 60 gradi con lavatrice professionale ripristina il panno ad una condizione ottimale per un nuovo servizio di pulizia.
La qualità costa meno
Ma cosa succede se i panni rigenerabili dopo pochi lavaggi si sfaldano perdendo la capacità assorbente? E se invece i panni monouso sono di un materiale poco resistente e si strappano durante la pulizia? Photo by Jp Valery on UnsplashChe siano monouso o rigenerabili, la sostanza è che devono essere scelti considerando il lavoro che si deve svolgere e senza cadere nell’inganno del basso costo. Purtroppo per ottenere i risultati, non ci si può affidare a panni che valgono poco, perché invece di un panno monouso ne dovremo usare due o più, invece di rigenerare lo stesso panno in microfibra 300 volte, dopo pochi lavaggi ci renderemo conto che il risultato di pulizia ne risente.
E così quell’idea iniziale di risparmio si trasforma presto in spreco.
Per i monouso, il materiale più performante è il TNT (tessuto non tessuto).
Si tratta di una combinazione di diverse fibre (cellulosa, poliestere, viscosa, microfibra) disposte a strati o incrociate (a differenza del vero tessuto non ci sono trama e ordito) e unite con processi meccanici, chimici o termici. Rispetto al tessuto naturale, il TNT è molto più resistente, ed è per questa sua caratteristica che viene utilizzato in tantissimi ambiti, non solo nel cleaning. A seconda dell’uso, si potranno scegliere TNT più o meno resistenti, più o meno assorbenti, più o meno economici…
I panni rigenerabili più utilizzati nel mondo delle pulizie sono in microfibra.
La microfibra è una fibra tessile sintetica estremamente sottile (2 volte più sottile della seta) e leggera. Per valutare la qualità di una microfibra bisogna valutarne la densità (maggiore è la densità, migliore è la capacità di assorbimento). La microfibra può avere diverse combinazioni, ma nel settore pulizie si è affermata la microfibra composta da poliestere e poliammide.
La microfibra si è imposta nella pulizia professionale perché, rispetto ad altri tessuti come il cotone, è in grado di raccogliere anche lo sporco microscopico, ha un’elevata capacità detergente e assorbe molto bene l’umidità. La microfibra ha inoltre una carica elettrostatica positiva, capace quindi di attrarre lo sporco di carica negativa, riducendo la quantità di prodotto chimico necessario ad ottenere il risultato, con una doppio beneficio: riduzione del rischio contatto per gli operatori e minore impatto ambientale.
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